Fotografia per l'edilizia storica

 

Restaurare un edificio di valore storico comporta delle analisi preliminari volte a verificarne la completezza, l’integrità, la presenza di dissesti statici, l’eventualità di crolli, la presenza e lo stato di conservazione degli affreschi, insomma tutta una serie di accertamenti che possono chiarire se l’edificio sia ancora fruibile a scopi abitativi, lavorativi o di rappresentanza.

La Fotografia costituisce un mezzo di grande utilità per ricavare una visione corretta dei vari corpi di fabbrica, ma è anche uno strumento efficace (e alquanto affascinante) per prefigurarsi la trasformazione dell’immobile a restauro avvenuto.

Infatti, una post-produzione che rispetti e non stravolga la prospettiva e le reali dimensioni degli ambienti, il colore delle tinte e la qualità della luce che entra nelle stanze, lavora in perfetta sinergia con le valutazioni effettuate dai periti o dai ricercatori.

Da ultimo, l’uso del drone consente di ottenere delle immagini dall’alto che possono affiancare le piante perimetrali, per una migliore leggibilità dell’intera proprietà nel tessuto urbano in cui si colloca.

Tutto questo emerge con evidenza dal servizio effettuato per conto di un’agenzia incaricata di trovare un acquirente per Villa Osboli Calegaro, a Castelnovo di Isola Vicentina (VI).

La documentazione ha permesso di realizzare anche un video, nel quale s’intuiscono le enormi potenzialità di riuso offerte da questo maestoso monumento, di origine settecentesca e di ispirazione palladiana.


Villa Osbloli Calegaro – Isola Vicentina



Chiesetta S. Giustina – Giavenale di Schio (VI)

La chiesetta di Santa Giustina a Giavenale, frazione di Schio (VI), vanta origini antichissime – probabilmente longobarde – ma è stata ricostruita quasi per intero nel 1581. Oggetto di continue indagini, costituisce un esempio emblematico dell’importanza dell’apporto fotografico nell’analisi delle stratificazioni murarie, degli arredi interni (in particolare le pitture) e dell’area in cui sorge.

Le foto della gallery, infatti, mostrano chiaramente come l’uso del drone possa restituire preziose informazioni in un’eventuale ricognizione archeologica di superficie, mentre la documentazione degli alzati è un imprescindibile strumento per comprendere lo stato di salute delle murature e le modifiche avvenute nel corso del tempo (es. avancorpi, aperture poi tamponate, etc.).



Acquedotto romano - Vicenza (loc. Lobia)

La ricerca archeologica è solita servirsi di immagini ad alta risoluzione, capaci di fornire il massimo in fatto di dettagli e cromie. Le odierne reflex – come la Nikon D850 (46 mpx) di cui faccio uso – sono ideali per documentare i manufatti archeologici, come appunto i resti dell’acquedotto romano visibili in località Lobia, a pochi chilometri di distanza da Vicenza.

La struttura è costituita da 5 arcate a sesto ribassato e da una ventina di pilastri, per un tratto complessivo di 180 metri. La datazione proposta per il I secolo d.C. si basa prevalentemente sull’osservazione della tecnica edilizia: l’impianto è in opera cementizia racchiusa da un paramento di blocchetti di calcare locale.

Mai come in questo caso una documentazione fotografica affidata a macchine ricche di pixel facilita la ‘leggibilità delle stratificazioni murarie’, soprattutto quando le strutture antiche appaiono inglobate dagli edifici contemporanei.